Oggi, 25 novembre, nella Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, voglio parlarvi di una molestia insidiosa, subdola e profonda come il buco del Bianconiglio.
Prendo spunto da un libro che ho letto qualche tempo fa. Jamais assez maigre. Diaire d’un top model (Mai troppo magre. Diario di una top model) dell’ex modella francese Victoire Dauxerre, una giovane e bellissima ragazza che decide di mollare la professione di top model e ricominciare a vivere ed amarsi, dopo essersi sentita soltanto una “gruccia umana”.
“Ma tu sei la nuova Claudia Schiffer!» Sto guardando alcuni orologi in vetrina, in rue des Francs-Bourgeois, quando mi sento chiamare da un tipo di colore tutto smilzo che mi arriva a malapena alle spalle. Lo guardo con l’angolo dell’occhio. Lui mi sorride. «Non hai mai pensato di fare la modella?» Bwahaha. Grande tecnica di rimorchio. Complimenti. Arrivederci. Si avvicina mia madre, ma la cosa non lo intimorisce, al contrario: «Sua figlia è di una bellezza strepitosa. E che naso! Dà equilibrio al volto e cattura perfettamente la luce. Mi creda, io me ne intendo». Se ne intende di cosa? Di nasi? Mi scappa da ridere. Perché io il mio naso lo conosco bene, con quella gobbetta che la famiglia di mamma si tramanda da almeno tre generazioni. Ci ho pigiato sopra per tutta l’infanzia sperando di farla scomparire. Tanto che in quel punto adesso c’è un lieve segno bluastro un po’ appiattito. Qualunque «intenditore» capirebbe al volo che quello che non va nella mia faccia è proprio il naso…”
Inizia così il racconto dell’ex modella che continua, parlando del lavoro di Top Model, “Nessuno ti chiede di smettere di mangiare, semplicemente devi essere in grado di entrare nei vestiti che ti vengono dati, per cui non hai scelta se non dimagrire.
Il sistema è concepito affinché alla fine nessuno possa essere accusato di incitamento all’anoressia”.
Accettare il proprio corpo, modelli sbagliati
Dopo questo libro e le denunce di molte altre modelle, la Francia vara la legge così detta “Loi Mannequin” che impone alle aspiranti modelle di non poter scendere al di sotto della taglia 38. La legge, completata il primo ottobre, introduce una norma che prevede l’obbligo di accompagnare le fotografie ad uso commerciale con la dicitura “fotografia ritoccata”, qualora siano state apportate modifiche al computer.
Ma i problemi con l’accettazione del proprio corpo, non riguardano solo le modelle. Il libro esplora il difficile rapporto delle donne con il cibo. Troppo grasse, troppo magre, basse, alte, “a pera”, “a clessidra” o “a triangolo”. Tutte noi, nessuna esclusa, è continuamente sottoposta a pregiudizi che si basano su modelli distorti e inverosimili, su pose, ritocchi fotografici.
Ancora me la ricordo la pubblicità di Somatoline denunciata, tra gli altri, da Altroconsumo perché riportava queste parole “La cellulite è una malattia”. Roba da lavaggio del cervello!
No, ripetiamolo insieme: la cellulite non è una malattia!
Il Body shaming è una forma di violenza
Oggi nella Giornata per l’Eliminazione della Violenza sulle donne, voglio condividere con te che stai leggendo questa riflessione: il body shaming è una forma di violenza e sta solo a noi diventare consapevoli che ognuno è perfetto così com’è, perché infondo, la perfezione non esiste.
Proprio l’anno scorso di questi tempi, lanciavamo la campagna #ImPerfect. Crediamo che le imperfezioni siano il bene più prezioso che abbiamo, perché ci rendono unici, e a loro modo perfetti. Nessun corpo è brutto o sbagliato in assoluto, quello che conta è la salute.
Vedi il caso di Armine Harutyunyan, modella Gucci, che ha destato scalpore perché i tratti del suo viso non corrispondono agli attuali canoni di bellezza a cui siamo abituati.
Che tu sia una xs o una xl, che tu abbia il naso storto, le labbra troppo sottili, i polpacci grossi o qualsiasi altra diavoleria, ricordati che non esistono parametri assoluti di bellezza. Amati e non permettere a nessuno di condizionarti con il suo giudizio.
Ama i tuoi pregi e i tuoi difetti, circondati di persone che amino i tuoi pregi e i tuoi difetti.
Per questo 25 novembre, auguriamo a tutte le donne e le studentesse di guardarsi allo specchio e pensare: “Sono perfetta come sono”.